Com’è noto l’emergenza Coronavirus ha imposto il blocco totale degli eventi spettacolari, tuttavia, l’Associazione studentesca SSenzaLiMITi e il Centro di Studi Trasversali su Teatro e Interculturalità (TRATEÀ) del Dipartimento di Interpretazione e Traduzione (DIT) dell’Università di Bologna - Campus di Forlì guardano avanti con fiducia, riorganizzando la consueta Babele Teatrale in Costruzione nel rispetto delle disposizioni governative. Prima che ciò succedesse, la navigazione del galeone teatrale SSenzaLIMITi scorreva fluida e nulla lasciava prevedere alcun cambiamento. Ma poi è spuntato fuori questo minuscolo virus e la navigazione ha subito una strambata violenta, cambiando improvvisamente rotta: la XXIX rassegna rischiava di naufragare contro scogli e frangenti sconosciuti. Solo grazie all’uso sapiente della bussola e del sestante, l’equipaggio ha saputo governare l’imbarcazione facendola approdare su una confortevole isola cyberteatrale. Una sorta di Itaca che permette di azzerare le distanze tra le persone, facendoci capire che anche una difficoltà improvvisa e imprevista può essere vissuta come un momento di rinascita, una nuova forma di resistenza, una resilienza.
Nasce così “Babele Teatrale in mascherina – special edition 2020”, un’originale iniziativa teatrale balsamica “virtuale” ma molto concreta in questo momento di crisi. Una cura di Pillole Teatrali SsenzaLiMITi da assumere via WEB.
Video-teatro, laboratorio ricostituente di pronuncia italiana, recensioni teatrali d’autore sono le nuove molecole facilmente assimilabili dal pubblico teatrale che prese regolarmente a partire dal 25 maggio fino al 3 luglio 2020 migliorano la circolazione e l’umore, costruiscono ponti comunicativi capaci di scavalcare le distanze e le separazioni.
Siete tutti invitati a partecipare, perché la vostra collaborazione è molto gradita. E se questa iniziativa vi piace e la ritenete utile, aiutateci a farla conoscere al maggior numero di persone possibile. Grazie!
Ci manca il teatro il SSenzaLiMITi.
Ci manca il Teatro Diego Fabbri di Forlì.
Ci manca l’odore del palcoscenico.
Ci manca l’emozione condivisa.
Ci mancano le strette di mano.
Ci manca quando la parola si fa corpo.
Ci manca il qui e ora.
Ci manca il senso di comunità.
Ci manca quell'attimo sospeso quando si apre il sipario.
Ci manca una parte di noi.
Ci manca l’impossibile che il teatro rende possibile.
Ci manca la catarsi, il rito laico collettivo che ogni volta prende forma.
Ci manca l’immaginare guardando, il pensare vedendo.
Ci manca il luogo fisico del teatro.
Ci manca chi il teatro lo fa, chi lo abita, chi vi assiste.
Perché il teatro è di chi lo coglie, è di chi ne ha bisogno, il teatro sono le persone che lo frequentano, che lo vivono, che lo amano.
Aspettando lo spettacolo dal vivo, la speranza ci spinge oggi, sotto la mascherina, verso la libertà.