Possiamo vendere un bene che non possediamo, al pari di quanto fece Totò in una scena iconica del cinema italiano durante la quale, spacciandosi per il proprietario della Fontana di Trevi, la vendette a un turista credulone? La speculazione può essere legittima, positiva, necessaria? Il rischio può essere confezionato e venduto a terzi? Perché l’universo finanziario è percepito come opaco, complesso, freddo, lontano dalle preoccupazioni quotidiane dei cittadini? La conferenza si focalizzerà sull'assoluta necessità, per studentesse e studenti che si avvicinano alla traduzione finanziaria e per quanti intendono conoscerne i concetti fondativi, di acquisire in via propedeutica un habitus mentale, una postura cognitiva che consenta di avvicinarsi all’universo finanziario senza i pregiudizi derivanti dalla sovrapposizione dei ‘frame’ dei lessici naturali a quelli della finanza, del tutto non intuitivi. Ma l’abbandono di tali pregiudizi, che si configura come un vero e proprio ‘salto concettuale’ volto a tenere separati piano naturale e piano tecnico, presuppone una preliminare consapevolezza di entrambi.